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Dieci principi posturali del Kung fu

I dieci Principi di Yang Chenfu (杨澄甫 术十要)

“I dieci principi di Yang Chengfu sono un elenco di consigli tecnico-posturali che sembrano essere stati tramandati oralmente dai Maestri Yang Chenfu e Chen Weiming. Sono una importantissima sintesi di esperienze che rappresentano un grande tesoro che viene tramandato da molti Maestri di Arti Marziali Tradizionali Cinesi.
I principi traggono la loro origine dallo studio del Taiji Quan e non è certo che siano tutti attribuibili ai Maestri sopra citati. Questi suggerimenti sono applicabili e talvolta indispensabili per l’allenamento di tutti gli stili di Kung Fu (oltre il Taiji Quan) sia Interni (Neijia) che Esterni (Waijia).

Cercando di dare una chiave di lettura moderna, essi rappresentano dei veri e propri concetti base di postura e di quella che oggi viene definita “biomeccanica” del movimento umano. Imparare a rispettare questi principi, oltre a migliorare ed affinare di gran lunga la pratica del proprio stile di Kung Fu, contribuiscono a migliorare la salute e il benessere, riducendo il rischio di infortuni.

Il principio fondamentale che dovrebbe essere cardine di ogni disciplina Marziale (ma anche sportiva) è di dare priorità prima alla posizione, poi alla tecnica o il gesto atletico nel caso di uno sport.

Se non c’è la posizione corretta, la tecnica non può essere efficace.

Non essendo sempre possibile la traduzione letterale dal cinese all’Italiano, spesso si deve ricorrere ad interpretazioni. La traduzione di questi principi risulta particolarmente complessa e talvolta equivoca per il fatto che i termini utilizzati hanno diversi significati che spesso necessitano di un’argomentazione maggiore nel contesto della frase. Per questo motivo riportiamo più interpretazioni di traduzione per rendere il più trasparente possibile il concetto e lasciare all’esperienza del lettore, la possibilità di farsi un idea personale. I termini cinesi sono trascritti in Pinyin, e dove possibile, tra parentesi, è stata aggiunta anche la trascrizione in Wade-Gilles.

Yang Chenfu 杨澄甫 1883-1936

I dieci principi di Yang Chenfu


1° PRINCIPIO

XŪ LĬNG DĬNG JÌNPinyin
HSU LING TING CHINWade Gilles
虚 领 顶 劲Cinese semplificato

Traduzione 1: 
Essere vuoti, avere la mente pronta e l’energia alla sommità del capo
Traduzione 2: 
Vuoto, Presenza mentale, Allineare la testa verso l’alto portando l’energia alla sommità
Traduzione 3: 
Vuoto, vivo, spingente verso l’alto ed energetico
Traduzione 4: 
Vuota e viva, la sommità è energetica
Traduzione 5: 
Un’energia intangibile e viva sale alla sommità del capo
Traduzione 6: 
Guida tranquillamente (gentilmente) la testa a premere verso l’alto
Traduzione 7: 
Uno spirito vuoto (un’energia insostanziale) si estende fino alla sommità della testa

Spiegazione
Da un punto di vista strettamente materiale e pratico, in una fase primordiale di apprendimento, questo principio invita giustamente ad assumere una posizione dritta della testa e del collo che di conseguenza contribuirà a distendere la spina dorsale diminuendo le tensioni sulle vertebre cervicali ed i vizi posturali conseguenti. Tenere la testa alta è ritenuto inoltre da molte culture un simbolo di saggezza e sicurezza nelle proprie risorse. “Una persona retta”. Anche durante le tecniche che prevedono contrazioni del busto è sempre importante non abbassare la testa.

Da un punto di vista più fine e sicuramente più elevato e complesso, questo principio indica che per avere l’energia Jin (Chin) alla sommità del capo Ding (Ting) bisogna tenere testa e faccia dritte, in modo che l’energia mentale (Shen) raggiunga il punto più alto.
Ma non bisogna usare forza muscolare Li, perché il collo si irrigidirebbe ostacolando la circolazione del sangue e del Qi (Ch’i). La mente deve essere vuota Xu (Hsu) e pronta Ling in maniera naturale. Se la mente non è vuota e pronta, e se l’energia Jin (Chin) non è alla sommità del capo, è impossibile risvegliare l’energia mentale Jin Shen (Chin Shen).
Xu (Hsu) vuol dire vuoto, ma anche modestia-modesto, umiltà-umile.
Arrivare (o, meglio, tornare) al vuoto è l’ultima tappa della trasformazione alchemica che si persegue nella coltivazione dei ‘Tre Tesori’ San Pao, secondo la tradizione Taoista su cui il Taiji Quan (Tai c’hi chuan) si fonda: trasformare il Jin (Chin) in Qi (Ch’i), il Qi (Ch’i) in Shen, lo Shen in Xu (Hsu).
La tradizione ci dice anche che è l’energia mentale a dover arrivare alla sommità del capo, per potersi trasformare in vuoto; conseguimento reso possibile dalla presenza mentale, cioè dall’attenzione, e dall’agilità (altro significato di Ling), cioè dall’adattabilità, scioltezza, naturalezza, morbidezza. Questi principi però non si devono riferire solo ai conseguimenti ultimi della pratica, ma devono servire per tutto il percorso di apprendimento. Quindi, a un primo livello, questo primo principio ci invita a svuotare la mente (o perlomeno a provarci, che non è così semplice!), a essere attenti e a tenere la testa diritta, requisito indispensabile per l’attivazione di Shen.

2° PRINCIPIO

HAN XIŌNG BÁ BÈIPinyin
HAN HSIUNG PA PEIWade Gilles
含 胸 拔 背Cinese semplificato


Traduzione 1: Tenere rientrato il petto e stirare la schiena
Traduzione 2: Trattenere il torace e arrotondare la schiena
Traduzione 3: Incassare il torace e arrotondare la schiena
Traduzione 4: Affonda il torace, solleva la schiena

Spiegazione
Tenere rientrato Han il petto Xiong (Hsiung) vuol dire tenerlo naturalmente un po’ in dentro, così da facilitare la discesa e la concentrazione del Qi (Ch’i) nel Dan Tian (Tan Tien).
Evitate di gonfiare il torace, altrimenti il Qi (Ch’i) si concentrerà nel petto; la parte superiore del vostro corpo diventerà allora pesante e quella inferiore leggera. Ciò farà perdere stabilità ai piedi. Per stirare Ba (Pa) la schiena Bei (Pei) bisogna farvi aderire il Qi (Ch’i).
Se teniamo rientrato il petto la schiena si stirerà naturalmente, e potremo emettere forza (Li) dalla colonna vertebrale; la sensazione è simile a quando ci si accosta ad una parete con la schiena stirandola per cercare lentamente il suo contatto.

Pancia in dentro petto in fuori” serve per l’apparire, va bene alle sfilate militari…

Questo principio, estremamente importante, è tipico della maggior parte degli stili tradizionali cinesi sia interni che esterni per esempio Taiji Quan (Interno) oppure Baji Quan (Esterno).

Hánxiōng bá bèi significa essere in grado di assorbire un attacco di un avversario senza respingerlo ne evitarlo ma più semplicemente accogliendolo quasi come si accoglie un neonato tra le braccia e avvolgendolo in una tecnica difensiva di immobilizzazione, proiezione o qualunque altra tipologia di contrattacco.

La postura della parte superiore del corpo (Braccia/Torace) deve avere un aspetto sempre rotondo e naturalmente concavo verso l’interno in tutte le tecniche e le spalle devono essere sempre molto morbide e rilassate.
In pratica, se vogliamo essere efficaci, dobbiamo avere radici solide e membra agili. Questo è possibile solo portando il Qi (ch’i) nel basso ventre (nel Dan Tian (Tan Tien) inferiore).
Se riempiamo il petto di aria saremo sempre facilmente sbilanciabili.
Fare aderire il Qi alla colonna vertebrale è il modo giusto per stirare la schiena. Ma, ovviamente, è vero anche il contrario: per fare aderire il Qi alla schiena e attivare quindi la catena cinetica posteriore, bisogna stirarla. All’inizio della pratica, anche quando ancora non riusciamo a percepire il fluire del Qi, affondiamo il torace portandolo un po’ all’indietro, continuiamo a spingere in alto con la testa (come se un filo la tirasse dall’alto) e raddrizziamo il coccige: la schiena si stirerà, e il Qi vi scorrerà liberamente. In questo modo sarà anche possibile avere una corretta respirazione diaframmatica, cosa impossibile gonfiando il torace.
Questo è uno tra i principi più menzionati dal M° Chang Wei Shin.


3° PRINCIPIO

SŌNG YĀOPinyin
SONG YAOWade Gilles
松 腰Cinese semplificato


Traduzione 1: Rilassare/Allentare la vita / fianchi
Traduzione 2: Sciogli la vita / fianchi

La vita Yao è la guida di tutto il corpo. Se la vita è rilassata Song, i piedi sono saldi e il bacino è stabile.
I passaggi da pieno Shi (Shih) a vuoto Xu (Hsu) e viceversa derivano da rotazioni della vita. Per questo motivo è stato detto che la vita è il centro di comando di ogni movimento. Se durante la pratica non vi sentite a vostro agio, cercatene la causa nella posizione della vita e delle gambe.

Tutto il corpo deve essere Song (rilassato). La vita Yao ha un’importanza particolare. La vita è al centro del corpo, se la vita non è rilassata non c’è continuità tra la parte superiore e quella inferiore, come tra “terra e cielo”. Se c’è discontinuità tra l’alto e il basso il peso del corpo non si scaricherà correttamente sui piedi, rendendoli così leggeri e instabili, creando tensioni e pesantezza nella parte superiore.
Quando sferriamo un pugno per esempio, prendiamo forza da “terra” attraverso la torsione della gamba, quindi dell’anca e della schiena per terminare con quella delle spalle e del polso; questa forza dovrebbe liberamente percorrere il corpo partendo dalla punta del piede fino ad arrivare alle nocche del pugno senza interruzioni. Se non si è totalmente Song la forza si fermerà e si disperderà nelle rigidità del corpo a discapito dell’efficacia della tecnica stessa.

Per il movimento dell’intero corpo, la vita è come il volante di un camion. Se lo sterzo non è morbido, è molto difficile, se non impossibile, guidare. Il movimento della vita deve essere fluido e continuo, rendendo così fluido e continuo il movimento di tutto il corpo.
Molto importante è la raccomandazione di cercare nella vita e nelle gambe la causa dei disagi che si percepiscono nelle posture: spesso sentiamo che le spalle, o le braccia, o il collo o qualche altra parte non sono in una posizione corretta soprattutto quando pratichiamo Zhang Zhuang (Chan Chuang) (esercizio del palo immobile) e cerchiamo di rendere comoda – come dovrebbe – una posizione. Prima di tutto, prima di ‘aggiustare’ la parte che non sentiamo ‘a posto’, dobbiamo correggere accuratamente la posizione di vita e gambe.

L’importanza di avere una vita sciolta, aggiunge il M° Chang Wei Shin, è fondamentale per tutte le attività. Se si blocca la vita, la schiena o le anche, si blocca tutto il corpo e si è costretti ad interrompere la pratica. Questo principio cerca anche di sensibilizzarci nella cura di questa zona così importante del corpo proprio perché unisce la parte inferiore a quella superiore.


4° PRINCIPIO

FĒN XŪ SHÍPinyin
FEN HSU SHIHWade Gilles
分 虚 实Cinese semplificato


Traduzione 1: Distinguere il vuoto e il pieno
Traduzione 2: Distingui il sostanziale dall’insostanziale
Traduzione 3: Distinguere solido e incorporeo

La distinzione Fen fra vuoto Xu (Hsu) e pieno Shi (Shih) è il principio fondamentale del Taiji Quan.
Se il peso del corpo è appoggiato sulla gamba destra si dice che questa è piena, mentre quella sinistra è vuota. Se invece il peso del corpo poggia sulla gamba sinistra, questa è piena mentre la destra è vuota. La differenziazione fra pieno e vuoto ci permette di eseguire senza sforzo movimenti leggeri e agili. Altrimenti gli spostamenti diventeranno pesanti e goffi. Il corpo manca allora di stabilità, e si può facilmente venire squilibrati da una trazione dell’avversario.
Distinguere tra vuoto e pieno è il principio fondamentale del Taiji Quan. E come potrebbe essere altrimenti? Senza distinzione tra yin e yang non c’è Taiji! E il mutarsi continuo di yin in yang e viceversa, è la legge fondamentale dell’universo: differenziando yin e yang non facciamo altro che seguire il corso naturale degli eventi.
“Quando lo yin raggiunge il suo culmine, produce lo yang; quando lo yang raggiunge il suo culmine, produce lo yin” (Zhèng Mànqīng). E’ passando da una polarità all’altra (quindi tra vuoto e pieno) che si produce il movimento.
La differenziazione della parte yang (piena) da quella yin (vuota) deve esserci in tutte le parti del corpo – anzi, in tutte le parti del nostro essere. Altrimenti si cade nel tipico errore chiamato ‘doppio peso’.
Il primo passo per arrivare alla consapevolezza necessaria, il maestro Yang lo indica nel commento: “si comincia distinguendo tra la gamba che sorregge il peso e quella vuota”. Sempre e consapevolmente. Dobbiamo sempre, fin dall’inizio della nostra pratica, avere ben presente qual è la gamba piena e quale quella vuota, in ogni istante altrimenti non potremo muoverci correttamente, e i nostri movimenti saranno goffi e innaturali.
Però questo è solo il primo passo: Il vuoto e il pieno, lo yin e lo yang, devono essere differenziati in ogni aspetto, fisico e mentale: questa è la legge universale, uniformandoci a essa potremo “durare a lungo”, come ci dice il Tao Te Ching. Ma le cose vanno cominciate dove è facile attuarle, ci dicono sempre i ‘classici’ (Ching), quindi cominciamo dalla base: dal peso sulle gambe.
Quando avremo appreso a distinguere correttamente il pieno e il vuoto nelle gambe, dovremo passare a tutte le altre parti del corpo. Poi dovremo riconoscere come in ogni parte yang ci sia anche un aspetto yin, e in ogni parte yin ci sia un aspetto yang. E poi dovremo estendere questo concetto all’intero nostro essere. Il doppio peso è, anche, una qualità della mente.
Dobbiamo essere come una bilancia: quando si applica il peso da una parte, l’altra risponde istantaneamente e proporzionalmente. Quando si applica il peso (ricordiamo, dalla fisica, che il peso è una forza), il corpo si muove istantaneamente: “tu non muovi il tuo corpo, è il corpo che si muove”.
Ancora più complesso sarà estendere questo principio al di fuori del proprio corpo, per esempio nei confronti di un avversario. Riuscire a “creare vuoto” quando l’avversario attacca e quindi in un certo senso si spinge all’interno del nostro perimetro. In questo modo la tecnica avversaria riempirà il vuoto da noi creato e sfruttando la continuità e la ciclicità del movimento sarà possibile controllare e neutralizzare gli attacchi. Ottimo per la comprensione di questo principio è l’esercizio del Tui shou (spinta con le mani) nel quale ciclicamente in coppia si crea e si riempie il vuoto con un movimento contrapposto delle braccia.


5° PRINCIPIO

CHÉN JIĀN ZHUI ZHŎUPinyin
CH ’EN CHIEN CHUI CHOUWade Gilles
沉 肩 坠 肘Cinese semplificato


Traduzione 1: Abbassare le spalle e far scendere i gomiti
Traduzione 2: Affonda le spalle e fai cadere i gomiti


Per abbassare Chen (Ch’en) le spalle Jian (Chien) bisogna rilassarle e lasciarle cadere. Se non le rilassiamo e non le lasciamo cadere saranno sollevate, e ciò provocherà una salita del Qi (Ch’i). L’intero corpo sarà allora senza forza (Li). Per far scendere Zhui (Chui) i gomiti Zhou (Chou) bisogna rilassarli e tenerli bassi. Tenere sollevati i gomiti rende impossibile l’abbassamento delle spalle. Non riusciremo allora a spingere lontano l’avversario e le nostre tecniche saranno simili a quelle utilizzate dagli stili esterni che impiegano una forza discontinua.

Le spalle alte sono il sintomo più evidente di un corpo non rilassato. Le spalle alte, oltre che una causa, sono un valido indicatore di uno stato non rilassato. Uno stato di tensione psicofisica facilmente fa sì che la nostra respirazione si alzi, diventando toracica invece che addominale, e impedendo al Qi (ch’i) di abbassarsi e di concentrarsi nel Dan tian (tan tien), con tutte le conseguenze che questo comporta.
Se si irrigidiscono le spalle, per esempio, quando si sferra un attacco, la forza non scorrerà verso il pugno ma si bloccherà all’altezza della rigidità.
Se in una tecnica di leva (Qin Na), per fare un altro esempio, alziamo il gomito come per soprassedere l’avversario ci scalzeremo da terra e manderemo la nostra forza verso l’alto anziché verso il Dan tian.
A volte sembra il tipico cane che si morde la coda: le spalle si alzano perché siamo tesi, magari stressati dai nostri mille impegni quotidiani; questo porta ad alzare la respirazione; con la respirazione alta la tensione aumenta, il corpo si irrigidisce, le spalle si alzano ulteriormente. Per abbassarle bisognerebbe abbassare la respirazione… E’ un circolo vizioso, da qualche parte bisogna cominciare e, naturalmente, conviene cominciare dal facile: facciamo cadere i gomiti, sentiamoli pesanti (se i gomiti sono alti non si possono abbassare le spalle); poi concentriamoci sulle spalle, affondiamole, cerchiamo coscientemente di rilassarle… spesso, automaticamente, il respiro si abbasserà. Con le spalle alte non si può effettuare una corretta respirazione addominale.
Altro principio molto menzionato dal Maestro Chang Wei Shin.


6° PRINCIPIO

YÒNG YÌ BÚ YÒNG LÌPinyin
YUNG I PU YUNG LIWade Gilles
用 意 不 用 力Cinese semplificato


Traduzione 1: Usare il pensiero e non la forza muscolare
Traduzione 2: Usare l’intenzione e non la forza
Traduzione 3: Usa la mente invece della forza

Un trattato di Taiji Quan afferma che dobbiamo usare Yong il pensiero Yi (l’intenzione) e non la forza muscolare Li (forza meccanica).
Nella pratica del Taiji Quan tutto il corpo deve essere rilassato. Dobbiamo eliminare ogni forma di energia grossolana che crea blocchi nei legamenti, nelle ossa e nei vasi, ostacolando ogni movimento. Potremo allora passare da un movimento all’altro in maniera leggera Qing e agile Ling, e potremo ruotare il corpo con naturalezza.
Alcuni si chiedono come sia possibile essere forti senza usare forza muscolare.
I meridiani del corpo sono qualcosa di simile ai canali della terra. Se i canali non sono ostruiti, l’acqua scorre liberamente. Analogamente, se i canali sono aperti il Qi circola. Se invece una forza rigida ostruisce i meridiani, la circolazione del sangue e del Qi viene ostacolata; i movimenti circolari non risulteranno più agili e basterà essere tirati per un capello per perdere l’equilibrio con l’intero corpo. Se d’altra parte, invece di usare la forza muscolare, usiamo l’intenzione, potremo far giungere il Qi fino a dove è arrivato il pensiero. Il Qi e il sangue circoleranno allora in tutto il corpo senza interruzioni. Dopo una lunga pratica si arriverà ad acquisire la vera forza interna Nei Jin, e proprio questo è il significato della seguente affermazione che si trova in un trattato di Taiji Quan: “Estrema morbidezza porta a estrema durezza”. Le braccia di un esperto Gong Fu di Taiji Quan dall’esterno appaiono morbide, ma all’interno sono come il ferro e sono estremamente pesanti
Bisogna imparare a essere deboli, a lasciare andare, a non utilizzare sforzo per il nostro fare: “wei wu wei” (fare senza fare).
Usare il pensiero per i nostri movimenti implica che il corpo deve essere rilassato, i muscoli rilasciati, tranne quelli strettamente necessari per mantenere il corretto allineamento posturale. Con questa premessa, è il pensiero, il nostro intento, che deve muoversi, attento e concentrato. E “dove va il pensiero va il Qi, e il Qi genera il movimento e la vera forza, la “forza interna”.
Lo sforzo, quindi, non è quello che ci è sempre stato insegnato, non è quello di “tenere duro”, “non mollare mai”, “più forte che puoi”, ma è quello di lasciare andare. “Il debole batte il forte”, diceva Lao Tzu. E Zhèng Mànqīng spiegava: “Quelli che non usano la forza non possono subirla quando sono attaccati da un aggressore, riuscendo così a mantenere una posizione di controllo”.
Operativamente occorre essere rilassati, e mantenere lo stato di rilassamento: capita spesso di riuscire a rilassarci finché stiamo fermi, ma nel momento in cui decidiamo di agire, ecco che immediatamente contraiamo i muscoli, aggrottiamo il viso, enfatizziamo il movimento e solleviamo le spalle.
Dobbiamo invece rimanere rilassati, e visualizzare il movimento da compiere, indirizzando l’attenzione, e quindi il Qi, dove è necessaria. Solo così il nostro Kung Fu può essere efficace, sia come arte marziale che come pratica salutare.


7° PRINCIPIO

SHÀNG XIÀ XIĀNG SUÍPinyin
SHANG HSIA HSIANG SUIWade Gilles
上 下 相 随Cinese semplificato


Traduzione 1: Accordare la parte superiore con quella inferiore
Traduzione 2: Sincronizzare la parte superiore e inferiore del corpo
Traduzione 3: Sopra e sotto si seguono l’un l’altro

Accordare Sui entrambe Xiang le parti del corpo, quella superiore Shang con quella inferiore Xia,
La forza interna ha la radice nei piedi, si sviluppa nelle gambe, è controllata dalla vita e si manifesta nelle dita. I piedi, le gambe e la vita devono essere unificati da un unico flusso di Qi.
Bisogna cioè che le mani, la vita e i piedi si muovano in perfetto accordo, così come l’energia degli occhi, dello sguardo. Il Qi raggiunge sempre il punto che guardiamo con intenzione (guardare non vedere), ecco perché la sequenza di ogni tecnica deve essere: 1° Sguardo, 2° Spostamento peso, 3° Tecnica
Questo è il significato di “accordare la parte superiore con quella inferiore”. Se anche una sola parte del corpo non si muove con tutto il resto, vi sarà confusione e mancanza di coordinazione.

Spesso i grandi maestri quando spiegano questo principio portano come esemplificazione la seguente “regola”:

  1. piedi / caviglie accordati con mani / polsi.
  2. Ginocchia accordate con gomiti.
  3. Anche accordate con spalle.

Quando una parte del corpo si muove, tutto il corpo si muove. Ogni parte è collegata a tutte le altre. Dobbiamo arrivare a sentire questo collegamento, e a capire come ogni singola parte reagisce al movimento del resto del corpo. Questo lo si ottiene con lo studio, l’attenzione e l’esperienza dovuta alla pratica assidua e costante.
Fondamentale è riuscire a sentire il proprio Qi che circola in tutto il corpo e lo unifica.
Tra i principianti è usuale enfatizzare il movimento con la parte superiore: ad esempio si ruotano maggiormente le spalle delle anche, perché è più facile, ma così si va in contro torsione, con sofferenza della schiena e della colonna vertebrale, e con perdita di efficacia. Per questo i movimenti devono essere precisi e attentamente controllati dagli insegnanti.


8° PRINCIPIO

NÈI WÀI XIĀNG HÉPinyin
NEI WAI HSIANG HOWade Gilles
内 外 相 合Cinese semplificato


Traduzione 1: Unire la parte esterna con quella interna
Traduzione 2: Armonizzare interno ed esterno
Traduzione 3: Interno ed esterno sono uniti

“La mente Shen è il padrone mentre il corpo è il servitore”
Se l’energia mentale Jin Shen viene attivata, i movimenti diventano naturali, leggeri e agili.
Le posture non sono costituite che da un insieme di vuoti e pieni, di aperture Kai e chiusure Ho.
Per “aperture” nel Gong Fu tradizionale si intendono tutta quella serie di movimenti che aprono una strada verso l’avversario, in cinese si dice proprio aprire una porta per poter entrare inteso come creare un possibile punto di accesso alla vulnerabilità dell’avversario. Si pensi alle “Sei Grandi Aperture” del Baji Quan.
Ogni tecnica, ogni movimento, deve essere diretto dall’intenzione consapevole, in questo modo l’interno e l’esterno concorderanno. Quindi se, ad esempio, si avanza, non solo bisogna andare avanti col corpo, ma
anche avere l’intenzione di avanzare.
L’intenzione della mente e l’atteggiamento del corpo devono concordare.
Inoltre va ricordato quello che ci diceva sempre il maestro Chang Dsu Yao:
 

“Dovete fare Kung Fu col corpo, col cuore e con la mente: allenarvi con continuità, amarlo, capirlo”.

Ogni movimento deve essere ripetuto diecimila volte – diceva il Maestro Chang -, in questo modo sarà parte di noi stessi e diventerà istintivo. Non si può dire “non mi riesce” senza aver provato prima “diecimila” volte; non si dovrebbero nemmeno fare domande senza aver provato una tecnica a fondo, perché spesso le risposte si trovano proprio nella pratica… nell’allenamento.
Ma se questo fosse frutto solo di imposizione servirebbe a poco: quello che facciamo ci deve piacere, dobbiamo amarlo, dobbiamo sentire di essere su una via che ha un cuore. Infine, dobbiamo capire anche razionalmente ogni movimento: dobbiamo sempre interrogarci sul perché, magari anche chiedendo al proprio insegnante.


9° PRINCIPIO

XIANG LIÁN BÚ DUÀN Pinyin
HSIANG LIEN PU TUANWade Gilles
相 连 不 断Cinese semplificato


Traduzione 1: Continuità e nessuna interruzione
Traduzione 2: (Praticare) continuamente e senza interruzione
Traduzione 3: Uniti senza fratture

Tutto dovrebbe fluire senza interruzioni dall’inizio alla fine; i movimenti sono continui, circolari e legati fra di loro senza discontinuità. A questo proposito i trattati classici dicono: “La Lunga Boxe è simile al flusso incessante di un lungo fiume e al moto delle onde di un grande mare”, e ancora: “Applicate la forza interna con continuità come se dipanaste un filo di seta dal bozzolo”. Questi paragoni stanno a significare che tutti i movimenti devono essere unificati da un unico flusso di Qi.
Normalmente le singole tecniche si imparano e studiano separatamente, ma questo è un artificio didattico, utile per facilitare l’apprendimento. Poi le si unisce in una forma, ma la tendenza è quella di tenerle comunque separate. In effetti tutta la forma è un unico movimento continuo, che fluisce dall’inizio alla fine. Dopo aver imparato correttamente le varie tecniche bisogna cercare e trovare il modo per unirle tra loro senza soluzione di continuità. Dobbiamo trovare le “asole” (interne ed esterne) che ci permettono di collegarle senza interruzione. Il Qi deve scorrere ininterrotto, sia spazialmente che temporalmente. Come ci si può riuscire? Praticando (possibilmente tutti i giorni!) col corpo, col cuore, e con la mente.
Nelle forme uno degli aspetti importanti che rappresentano uno step di avanzamento tecnico dell’allievo è proprio il riuscire a rendere una sequenza di tecniche una sola tecnica. Questo non deve significare assolutamente fare tutte le tecniche come se fossero una sola ma riuscire a non interrompere mai il movimento tenendo sempre ben presente quello che stiamo facendo e mettendo quindi attenzione sulle applicazioni delle singole tecniche, questo per non rischiare di “recitare” una forma anziché “praticarla”.
In ogni passaggio tecnico, sia nel combattimento che nella forma TAO LU esistono momenti in cui invertiamo la tendenza del movimento: Attacco – Difesa, Pieno – Vuoto, Ying – Yang. Sono questi momenti dove si esegue il passaggio che rischiano di creare delle interruzioni pericolose che determinano possibili punti vulnerabili, possibili punti di accesso dell’avversario, possibili punti dove creare delle “aperture”. Diventa a questo punto fondamentale ridurre le interruzioni di continuità al minimo fino ad azzerarle adempiendo perfettamente questo principio importantissimo.


10° PRINCIPIO

DÒNG ZHŌNG QIÚ JÌNGPinyin
TUNG CHUNG CH’IU CHINGWade Gilles
动 中 求 静Cinese semplificato


Traduzione 1: Cercare la calma nel movimento
Traduzione 2: Cercare la tranquillità nel movimento
Traduzione 3: Cercare la quiete nel movimento
Traduzione 4: Tranquillità nel movimento


All’interno del movimento trovare il punto fermo, il centro. Qualsiasi movimento ha un centro, basta controllare quello per controllare il movimento.
All’interno dell’agitazione rimanere tranquilli, governando l’agitazione mediante la calma.
Il nostro corpo ha un centro (il Dan Tian), dobbiamo mantenere la nostra attenzione costantemente in quel centro, e mediante quello controllare il movimento dell’intero corpo.
Anche la nostra mente ha un centro, tranquillo anche in mezzo all’alternarsi vorticoso dei pensieri. Troviamolo, e da lì contempliamo il movimento.
Questo principio probabilmente è uno dei principi più complessi da applicare ma sicuramente anche da interpretare. Porre attenzione verso il baricentro del nostro corpo durante la pratica è senza dubbio un modo per cercare un punto fermo, una tranquillità anche mentre ci muoviamo. Questo contribuirà sensibilmente a migliorare l’equilibrio e a sfruttare in modo intelligente e tecnicamente più applicativo la nostra forza. Mantenere il Qi basso o come dicono nelle arti marziali Nipponiche, mantenere il peso al di sotto, è il principio da seguire in ogni tecnica. Quiete, tranquillità e calma la troviamo focalizzando l’attenzione nel Dan Tian. Questo permetterà anche un notevole risparmio di energia dovuto ad un uso più calibrato ed economico della nostra forza.

Il Maestro Chang Wei Shin ha definito questo principio molto poetico e forse leggermente meno pratico rispetto a gli altri menzionati.